IN TUTTI I SENSI
Ci insegnano a elencarli sin da bambini, i cinque sensi li conosciamo e usiamo da sempre per interagire con il mondo esterno. Eppure, non è tutto: Il nostro cervello è in grado di elaborare segnali sensoriali altri da vista, udito, olfatto, gusto e tatto.
La propriocezione, per esempio, ci informa sulla posizione del nostro corpo nello spazio senza l’utilizzo di uno specchio e quindi della vista. C’è poi tutta un’altra serie di informazioni che arriva al cervello dal nostro interno: fame, sete, stimoli digestivi, battito del cuore… sono solo gli esempi più lampanti di ciò che possiamo sentire grazie all’interocezione.
Le sensazioni che percepiamo all’interno fanno rapporto sul nostro stato di salute, sul livello di energia o di stress, sulla variazione dell’umore e dell’attitudine. Un resoconto che, seppur per lo più in maniera inconscia, restituisce il “senso del sé” e una mappa sempre aggiornata del nostro panorama interno. Da decenni la scienza si occupa di interocezione in relazione al benessere dell’individuo1. Disfunzioni nel “sentirsi dentro” sono componenti importanti di disturbi mentali come ansia, disturbi dell’umore, dell’alimentazione, dipendenze e sintomatologie dissociative (disembodiement) legate a eventi traumatici1,2,3.
YOGA E INTEROCEZIONE
Uno degli ingredienti irrinunciabili dello Yoga è proprio l’interocezione; a sua volta, la pratica dello Yoga allena e affina questo nostro “senso del sé”. Nell’eseguire un’asana o durante una sessione di pranayama si è indotti all’autoascolto della propria sinfonia corpo mente (vedi anche Yoga e autoregolazione e La sinfonia corpo-mente). Per farlo, occorre spostare l’attenzione dagli oggetti esterni a noi stessi. Da fuori a dentro.
Nel percorso a otto braccia dell’Ashtanga Yoga di Patanjali (datazione incerta tra il IV e il V sec dC) l’interocezione è definita come PRATYHARA (PYS II.29).
Quando la mente si ritira dagli oggetti dei sensi allora si ha pratyhara. (PYS.II.54)
Da ciò proviene la completa padronanza dei sensi e la mente si calma. (PYS.II.55)
Per controllare la nostra mente – commentano Swami Prabhavananda e Christopher Isherwood4– occorre prima conoscerla bene. È difficile: le paure e i desideri dominanti sono diventati così familiari che quasi non li notiamo. Ci abituiamo alle tensioni fisiche, mentali ed energetiche che diventano rumore di fondo, ritmici suoni di tamburo nei nostri pensieri e nel nostro corpo. Quindi è bene dedicare del tempo osservandoci. La mente, vedendosi osservata, si calmerà gradualmente.
Anche nella Bhagavadgita (datazione incerta II, I aC) Krishna consiglia ad Arjuna, guerriero in crisi di coscienza, di ritirarsi in sé stesso perché “allorché l’uomo ritrae e raccoglie totalmente le sue facoltà sensoriali lontano dagli oggetti esterni, come fa la tartaruga con le sue membra, è lui quegli che è consolidato in saggezza. (II.58)5.
Ma quello dell’importanza del “ritirarsi in sé” non è un consiglio prerogativa della filosofia indiana. Nei Colloqui con sé stesso l’imperatore di Roma Marco Aurelio (121- 180 dC) osserva che Alcuni cercano luoghi dove ritirarsi in campagna, al mare, sui monti, e anche tu sei solito desiderare fortemente tali cose. Ma… quando ti è possibile, in qualsiasi momento tu lo voglia, ritirati in te stesso. In nessun luogo, infatti, né più tranquillo né più calmo che nella sua stessa anima può ritirarsi un uomo. … Continuamente, dunque, concediti questo ritiro e rinnovati. Brevi ed elementari siano le tue riflessioni che, appena ti si presenteranno, basteranno a cancellare ogni dolore e a rimandarti, riappacificato…, alle [tue] occupazioni. (libro IV).6
1.Craig AD. Interoception: the sense of the physiological condition of the body Current Opinion in Neurobiology 2003
2.Kalsha et al Interoception and Mental Health: A Roadmap Biol Psychiatry Cogn Neurosci Neuroimaging . 2018
3.Van der Kolk Il corpo accusa il colpo Raffaello Cortina Editore.
4.S. Prabhavananda e C Isherrwood “Aforismi Yoga di Patanjali. Alla ricerca di Dio” Edizioni Mediterranee 1953
5.Bhagavadgita traduzione di Bianca Candian Edizione Adelphi
6.Marco Aurelio Colloqui con sé stesso. Edizione Giunti-Barbèra.


